«I ricercatori hanno esaminato persone con e senza variazioni genetiche che influenzano l’attività del neurotrasmettitore dopamina nella corteccia prefrontale e nello striato. È emerso che una variazione nel gene COMT, che influenza la dopamina nella corteccia prefrontale per esempio, aiuta a ricordare e a lavorare sulla base di istruzioni e suggerimenti. Le persone con una variazione nel gene DARPP-32, che invece influenza la sensibilità dello striato alla dopamina, consente di apprendere rapidamente dall’esperienza in assenza di “suggerimenti”. Ma, allo stesso tempo, anche di rendere le persone più sensibili ai “preconcetti” della corteccia prefrontale quando siano state in precedenza fornite delle istruzioni. In questo caso, dicono i ricercatori, lo striato tende a dare più peso alle esperienze che confermano le credenze della corteccia prefrontale e meno peso alle esperienze che lo contraddicono.Sono esattamente questi i “bias di conferma” [bias]. “Le persone – conclude Frank – tenderanno a distorcere la loro esperienza in modo che sia percepita come più coerente con le proprie convinzioni preesistenti”.»
- Ritaglio da: en.wikipedia.org/wiki/Amygdala_hijack
«LeDoux was positive about the possibility of learning to control the amygdala’s hair-trigger role in emotional outbursts: “Once your emotional system learns something, it seems you never let it go. What therapy does is teach you how to control it – it teaches your neocortex how to inhibit your amygdala”.»
- Ritaglio da: www.in-psicoterapia.com/4-baiocchi_41-42.htm
«Vorrei quindi mettervi un po’ in guardia rispetto alla trappola, al “tunnel cognitivo” più devastante e comune, che consiste nel credere di capire al volo e con esattezza. È comune il problema [di credere] parecchio alle proprie ipotesi sulla realtà, alle proprie interpretazioni e quanto più una persona si trova incastrata in un problema che attiva una forte stimolazione emozionale [...] tanto più di solito ritiene di aver già capito.[...] più noi apprendiamo a restare nel vuoto e più riusciamo a formare nuove gestalt e quindi nuovi schemi [;] e anche se avremo sempre schemi che ci filtrano la realtà e non ci permettono di coglierla totalmente, almeno l’incrementarsi del numero degli schemi ci offrirà un numero maggiore di angolature da cui cercare di comprendere.»
Si potrebbe aggiungere che il rischio di avere un numero maggiore di schemi è quello di non riuscire più a esprimersi su niente, rimanendo tagliati fuori dal partecipare all’interpretazione della realtà e quindi dalla realtà stessa. Ma questa è la condanna di quei pochi che cercando a tutti i costi il fondo autentico delle cose non hanno invece potuto far altro che ritrovarsi a ballare continuamente sul vuoto.