Il Sole 24ore Domenica: Daniel Merton Wegner (1948-2013) - Passione psic-illogica (di Elisabetta Sirgiovanni, 21 settembre 2014)
«Il lascito di Dan Wegner è che l’unico modo in cui possiamo vivere è quali abili prestigiatori della realtà, perfino con noi stessi. Per lui esisteva una vocazione tutta umana, cioè la scienza, che va coltivata e diffusa perché fornisce strategie che ci permettono di smascherarci.
Insomma, possiamo ingannarci, ma ciò può avere dei benefici. E al contempo possiamo affrancarci, anche se talvolta non completamente, dalle nostre costruzioni. Quel che rimane da capire è quindi: cosa fare di queste trappole immaginifiche in cui ci rinchiudiamo, una volta che ci rendiamo conto di essere solo dei prigionieri di noi stessi?»
«Wegner aveva inaugurato una stagione di studi e teorie oggi ricompresa anche nella neuroetica, quando si interroga su come la scoperta di possibili autoinganni del nostro “mondo mentale”, alla luce di quanto accade invece al livello dei nostri processi cerebrali che ne sono i reali determinanti inconsci, possa intaccare concezioni ritenute consolidate in occidente in ambito etico, giuridico o politico. Innanzitutto, l’idea che libero e responsabile è chi agisce sulla base di decisioni prese coscientemente, un’idea di senso comune che guida i nostri giudizi nelle relazioni quotidiane e perfino nei tribunali. Wegner ne è stato tra i più convinti oppositori, con il classico The illusion of conscious will (MIT Press, 2002). Dove ha fornito prove che la volontà cosciente è una fabbricazione, che deriva dal percepire, spesso erroneamente, un nesso di causalità tra pensieri e azioni.»