Degno di nota anche il video, citato in fondo all'articolo, di un interessantissimo intervento del neuropsichiatra Gabriele Masi che illustra lo stato dell'arte delle conoscenze neuropsichiatriche e psicologiche in merito all'ADHD e a tutti i disturbi in comorbidità (mostrando come i singoli disturbi non esistono mai da soli, e che ogni individuo ha in realtà un suo peculiare disturbo che è l'insieme di tanti disturbi concomitanti in diversa percentuale).
Cito dall'articolo:
Si arriva a giudizi affrettati, superficiali e persino offensivi da parte di chi confonde un problema neuropsichiatrico con le normali caratteristiche di un bambino in via di sviluppo, come normali segni di “ribellione” di un adolescente un po’ agitato, qualcuno dice “anche noi ai nostri tempi eravamo vivaci e temerari“, mostrando come, anche in questo caso, l’ignoranza su un tema diventa mancanza di rispetto per quelle persone che per questo tipo di problema investono tempo, denaro e tranquillità.Tipico è anche addossare responsabilità alla famiglia, ai genitori del bambino: “non gli danno regole”, “non sanno educarlo”, “non si fanno rispettare”, idee che ricordano molto da vicino le prime teorie sull’autismo quale problema causato dall’eccessivo “affetto” quasi ossessivo da parte della madre dell’autistico e qualcuno con questi argomenti fa vera e propria propaganda, da anni.I tempi sono fortunatamente cambiati ed oggi sappiamo che sia l’autismo che l’ADHD sono patologie con probabile matrice genetica (sono presenti negli individui con ADHD anche alterazioni soprattutto a carico della corteccia cerebrale frontale) e che possono essere influenzati da molti fattori (un bambino con ADHD che cresce in un ambiente poco “sano”, che non si occupa di lui, molto probabilmente non recupererà le facoltà recuperabili), anche da patologie concomitanti.