Assenza di gerarchie, convivenza non basata sui legami di sangue, culto degli antenati. Un eden da cui abbiamo più di una cosa da imparare? Sembrerebbe proprio di sì…
L’Hürriyet Daily News, quotidiano in lingua inglese di Istanbul, riporta:
«La gente a Çatalhöyük viveva in sostanziale uguaglianza, soprattutto considerando la struttura gerarchica che compare negli altri insediamenti nel Medio Oriente. Questo rende Çatalhöyük diverso. Non c’erano capi, governi o edifici amministrativi; uomini e donne erano uguali.
Si è sempre pensato che la vita stanziale fosse presente solo in Medio Oriente, Iraq, Mesopotamia e Siria. Ma questi scavi hanno rivelato che agricoltura e insediamenti stabili esistevano anche in Anatolia centrale.
Abbiamo anche scoperto che le persone che venivano sepolte sotto le case non erano biologicamente imparentate o provenienti da una stessa famiglia. Vivevano come una famiglia, ma i loro genitori naturali non erano gli stessi.
Riteniamo che le opere artistiche fossero realizzate allo scopo di entrare in contatto con i morti o per proteggerli. Un’altra ragione per cui Çatalhöyük è molto importante è che tutti i dipinti murali e gli oggetti erano custoditi con molta cura. Quando si andava a Çatalhöyük e si entrava in queste case, si potevano vedere sia le persone che gli oggetti che erano loro appartenuti. Questo creava l’impressione che i tuoi antenati vivessero ancora con te.»
(trad. mia)