né la voce severa di un dio né quella di un demone
si degna di rispondermi dal cielo o dall'inferno. [...]
Tenebre, tenebre! Per sempre dovrò io dunque gemere,
e invano interrogare il Cielo, l'Inferno e il Cuore?
Perché ho riso? Lo so che questo mio corpo in affitto
spinge la mia immaginazione verso le felicità più alte;
eppure vorrei questa notte stessa morire,
e vedere a pezzi le sgargianti insegne del mondo;
i versi, la fama, la bellezza sono certo una gioia intensa,
eppure più intensa ancora è la morte - è essa il più alto
premio della nostra vita.»
– John Keats, marzo 1819