«This, then, is the ultimate, that is only, consolation: simply that someone shares some of your own feelings and has made of these a work of art which you have the insight, sensitivity, and — like it or not — peculiar set of experiences to appreciate. Amazing thing to say, the consolation of horror in art is that it actually intensifies our panic, loudens it on the sounding-board of our horror-hollowed hearts, turns terror up full blast, all the while reaching for that perfect and deafening amplitude at which we may dance to the bizarre music of our own misery.»
«Questa, quindi, è l'estrema, cioè unica, consolazione: che qualcuno condivida parte del nostro sentire e da quello abbia realizzato un'opera d'arte, e che noi si possegga l'intuizione, la sensibilità e (che ci piaccia o no) quel peculiare insieme di esperienze per apprezzarla. Incredibile da dire, la consolazione dell'orrore nell'arte è che in realtà intensifica il nostro panico, lo amplifica sulla cassa di risonanza dei nostri cuori sventrati dall'orrore, porta il terrore al massimo volume, raggiungendo quella perfetta e assordante ampiezza che ci può far danzare al ritmo della bizzarra musica della nostra stessa sventura.» (trad. mia)
– Thomas Ligotti, "The Nightmare Factory", 2007
Confrontare con Leopardi, qui.