«Il suicidio è contro natura. Ma viviamo noi secondo natura? Non l’abbiamo al tutto abbandonata per seguir la ragione? Non siamo animali ragionevoli, cioè diversissimi dai naturali? La ragione non ci mostra ad evidenza l’utilità di morire? Desidereremmo noi di ucciderci, se non conoscessimo altro movente, altro maestro della vita che la natura e se fossimo ancora, come già fummo, nello stato naturale? Perché dunque, dovendo vivere contro natura, non possiamo morire contro natura? perché, se quello è ragionevole, questo non lo è? perché se la ragione ci ha da esser maestra della vita, l’ha da determinare, regolare, predominare, non l’ha da essere, non può far altrettanto della morte? Misuriamo noi il bene o il male delle nostre azioni dalla natura? no, ma dalla ragione. Perché tutte le altre dalla ragione, e questa dalla natura? Non c’é che dire. La presente condizione dell’uomo obbligandolo a vivere e pensare ed operare secondo ragione e vietandogli di uccidersi, è contraddittoria. O il suicidio non è contro la morale sebben contro natura, o la nostra vita, essendo contro natura, è contro la morale. Questo no, dunque neppur quello.»
– Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 23 ottobre 1821