«In un certo momento le proprietà della vita furono suscitate nella materia inanimata dall’azione misteriosa di una forza che ci è ancora completamente ignota. […] La tensione che sorse allora in quella che era stata fino a quel momento una sostanza inanimata fece uno sforzo per autoannullarsi; nacque così la prima pulsione, la pulsione a ritornare allo stato inanimato. In quel tempo morire era ancora abbastanza facile, per la sostanza vivente; probabilmente la sua vita aveva ancora un corso assai breve, la cui direzione era determinata dalla struttura chimica della giovane vita. È così possibile che per molto tempo la sostanza vivente fosse continuamente ricreata e morisse facilmente, finché decisive influenze esterne provocarono mutamenti tali da costringere la sostanza sopravvissuta a deviare sempre più dal corso originario della sua vita, e a percorrere strade sempre più tortuose e complicate prima di raggiungere il suo scopo, la morte.»
– Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, 1920 (in Opere, vol. IX, trad. di Anna Maria Marietti e Renata Colorni, Bollati Boringhieri)
E Mainländer (pseudonimo di Philipp Batz, discepolo di Schopenhauer, autore della Filosofia della redenzione e anticipatore, a suo modo, anche del concetto di "morte di Dio") quasi mezzo secolo prima:
«Tutto nel mondo è volontà di morte. Più o meno celata, essa entra in scena nel regno inorganico come volontà di vita. La vita è desiderata dal puro impulso vegetale, dall’istinto, ed, infine, in maniera demonica e incosciente; in questo modo il fine del tutto, e con lui quello d’ogni individualità, può essere raggiunto più velocemente. [...] Alle origini del mondo la vita è stata un fenomeno della volontà di morte, del tendere degli individui verso il non-essere, che è stato rallentato da un elemento ritardante.»
– Philipp Mainländer, 1876