«Io studio il dì e la notte fino a tanto che la salute me lo comporta. Quando ella non lo sostiene, io passeggio per la camera qualche mese; e poi torno agli studi; e così vivo. [...] Non cerco altro più fuorchè il vero, che ho già tanto odiato e detestato. Mi compiaccio di sempre meglio scoprire e toccar con mano la miseria degli uomini e delle cose, e d'inorridire freddamente, speculando questo arcano infelice e terribile della vita dell'universo. M'avveggo ora bene che spente che sieno le passioni, non resta negli studi altra fonte e fondamento di piacere che una vana curiosità, la soddisfazione della quale ha pur molta forza di dilettare, cosa che per l'addietro, finchè mi è rimasta nel cuore l'ultima scintilla, io non poteva comprendere.»
– Giacomo Leopardi, lettera a Pietro Giordani, 6 Maggio 1825