«Tutta la letteratura consiste in uno sforzo per rendere la vita reale. Come tutti sanno, anche quando agiscono senza sapere, la vita è assolutamente irreale nella sua realtà diretta; i campi, le città, le idee sono cose assolutamente fittizie, figlie della nostra complessa sensazione di noi stessi. Ogni impressione è intrasmissibile, se non la rendiamo letteraria. I bambini sono molto letterari perché dicono in che modo sentono e non in che modo deve sentire colui che sente secondo un’altra persona. [...]
Dire! Saper dire! Saper esistere attraverso la voce scritta e l’immagine intellettuale! Tutto questo è quanto vale la vita: il resto sono uomini e donne, amori immaginari e vanità fittizie, sotterfugi della digestione e dell’oblio, persone che si dimenano come animaletti quando si alza una pietra, sotto il grande pietrone astratto del cielo azzurro senza senso.»
– Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine (tr. it. di Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi, Feltrinelli)