«Esistono figure di altri tempi, immagini-spiriti nei libri che per noi sono realtà maggiori di quelle indifferenze incarnate che parlano con noi dal balcone, o ci guardano casualmente sul tram, o ci sfiorano, passando, nella morta casualità delle strade. Gli altri per noi non sono che paesaggio e, quasi sempre, il paesaggio invisibile di una strada conosciuta.
Sento più mie, con un senso di consanguineità e intimità maggiore, certe figure scritte sui libri, certe immagini conosciute nelle illustrazioni, di molte persone che si dicono reali, che sono fatte di quella inutilità metafisica chiamata carne e ossa.»
– Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine
(tr. it. di Piero Ceccucci e Orietta Abbati, Newton Compton ed.)