- www.lastampa.it/2018/04/19/cultura/piketty-ora-la-contesa-tra-sinistra-bramina-e-destra-dei-mercanti
La Stampa: Piketty, ora la contesa è tra sinistra bramina e destra dei mercanti (di Stefano lepri)
Occorre "una nuova sintesi tra egualitarismo e internazionalismo".
«La soglia che segna il mutamento, secondo lo studioso francese, è il momento in cui il 10% più istruito della popolazione comincia a votare più a sinistra del restante 90%. Secondo i dati da lui raccolti, Usa e Francia l’hanno varcata durante la seconda metà degli Anni 60 (il Sessantotto potrebbe entrarci qualcosa), la Gran Bretagna durante gli Anni 80. Dunque ben prima della globalizzazione e dell’afflusso massiccio di immigrati si indebolivano le ragioni classiste del voto a sinistra. [...]
Quanto la globalizzazione abbia accelerato la tendenza già presente, avverte Piketty, lo potrà dire l’estensione delle ricerche ad altri Paesi. Certo nella spaccatura di oggi – trasversale a quella destra/sinistra – tra chi sostiene l’apertura al mondo e chi vuole ripiegare sulle identità e sulla sovranità nazionale, il grado di istruzione conta assai. Negli Usa vota per il Partito democratico il 51% di chi ha una laurea breve, il 70% dei laureati ordinari e il 75% di quelli con diploma di terzo ciclo; nel 1948 erano nell’insieme il 20%. I francesi 60 anni fa votavano a sinistra per il 38% se laureati, per il 57% se con licenza elementare o meno; ora al contrario circa 60% i primi, 45% i secondi.
Piketty ha guadagnato fama documentando che le disuguaglianze nei Paesi avanzati sono parecchio cresciute negli ultimi due o tre decenni. Ma perché, si interroga ora, al contrario la gente se ne preoccupa di meno? [...]
ll mercato globale sembra arricchire una minoranza. Tuttavia l’azione dello Stato, se guidata dalla sinistra, può apparire vantaggiosa solo a una differente élite. Di qui il populismo. In Francia, una buona quota del 51% ostile ai ricchi vota Marine Le Pen. Ovunque è in voga la polemica contro gli "esperti", anche quando non collegabili alla sinistra, come la Banca d’Inghilterra a proposito della Brexit.»