«Quanto sia vero che la bellezza delle fisonomie dipende dalla loro significazione, osservate. L’occhio è la parte più espressiva del volto e della persona; l’animo si dipinge sempre nell’occhio; una persona d’animo grande ec. ec. [1577] non può mai avere occhi insignificanti; quando anche gli occhi non esprimessero nulla, o fossero poco vivi in qualche persona, se l’animo di costei si coltiva, acquista una certa vita, divien furbo e attivo, ec. ec. l’occhio parimente acquista significazione, e viceversa accade nelle persone d’occhio naturalmente espressivo, ma d’animo torpido ec. per difetto di coltura ec. ec.; nei diversi momenti della vita, secondo le passioni ec. che ci commuovono, l’occhio assume diverse forme, si fa più o men bello ec. ec. Ora l’occhio ch’è la parte più significativa della forma umana, è anche la parte principale della bellezza. (Questo si può dimostrare con molte considerazioni.) Un paio d’occhi vivi ed esprimenti penetrano fino all’anima, e destano un sentimento che non si può esprimere. Questo si chiama effetto della bellezza, e questa si crede dunque assoluta; ma non v’ha niente che fare; egli è effetto della significazione, cosa indipendente dalla sfera del bello, e la bellezza principale dell’occhio, non appartenendo alla convenienza, non entra in quello che il filosofo considera come bello.
[1578] Dipingete un viso senz’occhi, voi non sapete ancora s’egli è bello o brutto, e non vi formate un’idea sufficiente di quella fisonomia (fosse anche un ritratto somigliantissimo). Aggiungeteveli, e quella fisonomia vi par tutt’altra da quella di prima ec. ec. Quest’osservazione si può molto amplificare e distinguere in molte parti.»
– Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 28 agosto 1821