«Stranamente mi sembra di vivere, più che in un film o nel già vissuto e già visto, in una sorta di parodia della storia; sembra che tutto sia già successo, che nulla possa succedere o che, invece, la sorpresa o l'evento siano dietro ad ogni porta chiusa lungo gli interminabili corridoi bianchi o nei volti degli altri ospiti dell'albergo.
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Mi sembra che dietro a quello che vedo ci sia un altro paesaggio, che è il vero paesaggio, ma non so dire quale o immaginarmelo. Dagli altoparlanti, l'autoradio ha cominciato a suonare la colonna sonora di Blade Runner, la musica è in strana sintonia con quello che vedo. Sembra che la musica stia celebrando un rito liturgico per il paesaggio, e la montagna sventrata che appare sulla destra illuminata dalle ultime luci del giorno non appare come è, cioè grottescamente fantascientifica, ma di una normalità inquietante.
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Dopo, fino a Bologna il viaggio è un movimento nel tunnel della notte che nemmeno le luci delle auto e le oasi luminose delle aree di servizio sembrano rischiarare. Al parcheggio delle auto davanti all'aeroporto di Bologna, dove avevo lasciato la mia macchina, si accede, dopo il pagamento del pedaggio, ad una guardiola dove l'inserviente sembra non avvertire minimamente nessun turbamento, come fosse in uno stato di totale pacificazione con questo paesaggio di asfalto al neon. Lungo la strada verso casa, penso che la distanza che separa le nostre visioni da quelle da fantascienza sia ridottissima, come non sia più possibile nessuna narrazione fantascientifica perché tutte le differenze si sono assottigliate a tal punto da essere irrilevanti. Anzi, mi sembra che tutta la fantascienza si sia avverata, e le grandi, piccole mutazioni fuori e dentro di noi siano già avvenute e tutto questo è all'insaputa di tutti.»
– Luigi Ghirri, da Ritorno da Sorrento, in Paesaggio italiano, Electa/Gingko, Quaderni di Lotus, 1989