«Prosperano nella filosofia soltanto coloro che si fermano al momento giusto, che accettano la limitazione e l’agio di uno stadio ragionevole dell’inquietudine. Ogni problema, quando lo svisceri, conduce alla bancarotta e lascia l’intelletto allo scoperto: non più domande, non più risposte in uno spazio senza orizzonte. Gli interrogativi si rivoltano contro chi li ha concepiti: egli diviene loro vittima. Tutto gli è ostile: la propria solitudine, la propria audacia, l’assoluto opaco, gli dèi inverificabili e il nulla palese. Guai a colui che, giunto a un dato momento dell’essenziale, non si arresta! La storia mostra come i pensatori che sono saliti in cima alla scala delle domande e che hanno posato il piede sull’ultimo gradino, quello dell’assurdo, non hanno lasciato in eredità ai posteri nient’altro che un esempio di sterilità, mentre i loro confratelli che si sono fermati a metà strada hanno fecondato il corso dello spirito. [...] Coloro che non restano all’interno della realtà che coltivano, coloro che trascendono il mestiere di esistere, debbono o venire a patti con l’inessenziale, fare marcia indietro e sottomettersi alla farsa eterna, oppure accettare tutte le conseguenze di una condizione separata, la quale è superfetazione o tragedia, a seconda che la si guardi o la si viva.»
– E.M. Cioran, Sommario di decomposizione (tr. it. di M. Rigoni e T. Turolla, Adelphi, 1996, pp.106-108)