Le parole del Papa sull'aborto ("è come affittare un sicario"), come tante altre su argomenti che fanno meno clamore e che si fa finta di non sentire, arrivano come un'ennesima sveglia per tutti coloro che anche da posizioni progressiste si ostinano ad esprimere ammirazione per il personaggio.
Il fatto è che la religione, in questa recente stagione in cui i nuovi mezzi di comunicazione hanno portato più che mai alla ribalta le fake news, i complottismi, le pseudoscienze, l'idiozia in generale, rischia al confronto di sembrare qualcosa per menti raffinate (nei suoi aspetti teologici e filosofici, più che quelli legati alla superstizione popolare) o, quantomeno, tanto percepiamo grave la situazione dell'intelletto collettivo che si può cadere nella tentazione di rivalutarla come male minore rispetto ai tanti altri.
Invece non dobbiamo mai dimenticarci che la religione è la prima è più grande fake news di tutte, e il pensiero religioso è uno dei principali agenti che spianano la strada all'irrazionalità e al cattivo uso delle facoltà cognitive.
E no, ribadiamolo fino allo sfinimento, un feto non equivale a un essere umano, e un embrione ancor di meno; soltanto chi ragiona con i dogmi, e con le credenze metafisiche, può sostenere tale equivalenza.
E no, la vita non è un dono, ma è un accidente del caso; e non è detto che valga la pena di essere vissuta a tutti i costi e in tutte le condizioni.
E no, il denaro, il potere, il successo non sono "idoli" più di quanto non lo siano l'amore, l'altruismo, l'attaccamento alla vita; sono tutte illusioni che ci aiutano a vivere, a trovare delle ragioni per passare il tempo; e la vera via per il rispetto del prossimo passa per il riconoscimento di queste illusioni (l'esistenza dell'anima, il valore intrinseco della vita, l'amore disinteressato), perché siamo tutti nella stessa barca, gettati in questa esistenza, e non possiamo che aiutarci tutti a vicenda per fare in modo di generare meno sofferenza possibile, ma finché permetteremo alle fake news del pensiero campato per aria di dirottare le nostre facoltà cognitive ci renderemo impossibile riuscire in questo compito.
Gianni D'Anna, 11 ottobre 2018