«Divertimento.
Quando mi è capitato di riflettere sulle diverse inquietudini degli uomini, sui pericoli e sulle pene a cui si espongono a corte, in guerra, là dove nascono tanti contrasti, passioni, imprese ardite e spesso malvagie, mi son detto spesso che tutti i mali degli uomini derivano da una sola cosa, dal non saper stare senza far nulla in una stanza. Un uomo che avesse beni sufficienti per vivere, se sapesse stare a casa propria con piacere, non ne uscirebbe per andare sul mare o all’assedio di una fortezza, non acquisterebbe a caro prezzo una carica nell’esercito se non trovasse insopportabile la vita nella sua città, e non cercherebbe le conversazioni e i divertimenti dei giochi se sapesse stare a casa propria con piacere.
Quando poi ho riflettuto più accuratamente e, dopo aver considerato da dove vengono tutti i nostri mali, ho cercato di scoprirne la ragione, ho scoperto che ce n’è una ben reale, che consiste nella disgrazia naturale della nostra condizione debole e mortale, così miserevole che nulla può consolarci quando ci fermiamo a pensarci.
[...]
Se [gli uomini] cercano di ottenere una carica, immaginano che, una volta ottenuta, vivranno in pace, e non percepiscono la natura insaziabile del loro desiderio; credono sinceramente di cercare la quiete, e non cercano invece che l’agitazione. Hanno un istinto segreto – un riflesso della percezione delle loro miserie continue – che li porta a cercare il divertimento, a tenersi occupati in cose che li distraggono da se stessi, cose esteriori. Ed hanno poi anche un altro istinto segreto – un residuo della grandezza della nostra prima natura – che fa loro sapere che la felicità non è in effetti che nella quiete, e non nell’agitazione, e da questi istinti contrapposti si forma in essi un progetto confuso che si nasconde alla loro vista, nella profondità della loro anima, che li porta a cercare la quiete attraverso l’agitazione, e ad immaginarsi sempre che la soddisfazione che adesso non hanno arriverà se, superando le difficoltà che si intravedono, potranno aprirsi per questa via la porta della quiete. Così passa tutta la vita: si cerca la quiete impegnandosi per superare gli ostacoli e, se li si supera, la quiete diventa insopportabile, per la noia che genera: bisogna uscirne, e inseguire l’azione. Si pensa alle propria attuali miserie, o a quelle che ci minacciano. E anche quando ci si sente abbastanza protetti dalle minacce che possono giungere da ogni parte, la noia ha una sua intima forza che le consente di saltar fuori dalle profondità del cuore, dove ha radici naturali, e di spargere nello spirito il suo veleno.
L’uomo è infelice. Si annoia perché questa è la sua natura, anche quando non ce n’è alcun altro motivo. Ed è così superficiale che, pur pieno di mille cause essenziali di noia, si lascia divertire dalle più piccole distrazioni, come un biliardo e una pallina da colpire.»
– Blaise Pascal, Pensieri (a cura della redazione del Giardino dei Pensieri)
testo francese con link ai manoscritti originali:
http://www.penseesdepascal.fr/Divertissement/Divertissement4-moderne.php