[...] Altra religione, altri rimorsi; altri tempi, altri costumi [...]
Un flagello dell'umanità più terribile di tutti i vizi messi insieme e che non è seguito da alcun pentimento è la carneficina della guerra. Così ha voluto l'ambizione dei prìncipi. A tal punto la coscienza che produce questo pentimento è figlia dei pregiudizi! E invece questo buon uomo il quale, trascinato da un moto impulsivo, ha ucciso un cattivo cittadino o si è abbandonato a una passione di cui non è padrone, quest'uomo, dico, del più gran valore, è tormentato dai rimorsi che non avrebbe avuto se avesse ucciso un avversario da valoroso, o se un prete, legittimando la sua passione, gli avesse dato il diritto di fare ciò che tutta la natura fa.
Ah, se è vero che la grazia è accordata per salvare illustri infelici; se in certi casi, come suggerisce Cartesio, il farne uso è cosa più augusta e regale di quanto non sia terribile il rigore delle leggi: allora la grazia più essenziale consiste, secondo me, nell'esentare l'uomo dal rimorso.»
– Julien Offray de La Mettrie, Discorso sulla felicità (1750), in Opere filosofiche, trad. di S. Moravia, Laterza, Bari, 1992, pp. 324-325
– Julien Offray de La Mettrie, Discorso sulla felicità (1750), in Opere filosofiche, trad. di S. Moravia, Laterza, Bari, 1992, pp. 324-325