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14 luglio 2020

VIDEO: Il giorno degli zombi (Romero, 1985): Comportamento civile e ricompensa

 



«Vanno ricompensati, capitano. Perché altrimenti dovrebbero fare quello che noi vogliamo che facciano? [...] Il comportamento civile è ciò che ci distingue dalle forme inferiori. È ciò che ci consente di comunicare. Di affrontare le cose in modo normale senza azzannarci come bestie feroci. Ma il vivere civile va ricompensato. Se non c'è ricompensa, allora non ce ne facciamo di niente. Non ce ne facciamo proprio di niente.»

– Il giorno degli zombi (1985), G. A. Romero (traduzione presa dal doppiaggio originale, riveduta e corretta)

~

«
They have to be rewarded, captain. Why else would they do what we want them to do? [...] Civil behavior is what distinguishes us from the lower forms. It's what enables us to communicate, to go about things in an orderly fashion, without attacking each other like beasts in the wild. Civility must be rewarded, Captain. If it isn't rewarded, there's no use for it. There's just no use for it at all.»

15 giugno 2018

Lovecraft: contro la religione (rassegna)

- temi.repubblica.it/micromega-online/contro-la-religione-gli-scritti-atei-di-hp-lovecraft

Micromega-online: Contro la religione. Gli scritti atei di H.P. Lovecraft (di redazione)

«Nella sua amara insistenza sull’immensità del cosmo e sul ruolo insignificante ricoperto in esso dall’umanità Lovecraft può ricordare al lettore italiano il pessimismo di Giacomo Leopardi nelle Operette Morali. [...]
Sebbene, da un certo punto di vista, Lovecraft sovverta la straordinaria intuizione di Poe, secondo cui l’orrore non ha una consistenza esterna, materiale, non proviene dalla Germania, ma si annida nell’animo umano, ciò che lo accomuna al suo predecessore è una prospettiva paradossalmente laica e razionalista, che tende a escludere il sovrannaturale e lascia aperta la strada alla possibilità dell’osservazione diretta, della misurazione empirica dell’ignoto e del mostruoso.» [Carlo Pagetti]

«Oggi la religione sopravvive tra la maggioranza meno analitica delle persone meramente perché hanno una mancanza di informazioni scientifiche e perché il loro apparato emotivo è stato permanentemente pregiudicato o storpiato dalla propaganda religiosa che era stata ficcata loro in testa durante l’infanzia, prima che la loro mente e le loro emozioni si fossero sviluppate oltre lo stato infantile di debole e non critica ricettività.
È veramente un crimine contro un bambino il cercare di influenzare in qualsiasi modo la sua credenza intellettuale.
»


«Se vogliamo veramente radunare tutti per un singolo scopo, dobbiamo formulare un obiettivo che abbia una possibilità dimostrabile di dare all’intera umanità condizioni migliori nell’unica vita che si è certi di avere. Non credo che l’ideologia sovietica abbracci il miglior obiettivo possibile, e odierei vedere tale ideologia instaurata nel mondo occidentale. Ma perlomeno è un obiettivo reale, qualcosa a cui gli uomini possono intelligentemente essere fedeli. In questo momento il mondo occidentale non possiede qualcosa del genere, sebbene il movimento nazista pensi di averne trovato uno. Viviamo in un’era di inequivocabile decadenza, l’ultima fase di un modo di vita fondato su condizioni e credenze per sempre scomparse per quanto riguarda il ciclo della civilizzazione.
Troveremo mai un sostituto, un ordine sociale praticabile che possa risolvere immediatamente i problemi economici e sociali del presente, e preservare (cosa che il sistema sovietico non riesce a fare) ciò che è ancora sano e infinitamente di valore nel retaggio culturale del passato? Non lo so, ma se dovessimo riuscirci avremmo qualcosa attorno a cui possono accorrere i nostri figli esattamente come i nostri padri si radunavano attorno agli ideali del passato.
»

15 gennaio 2018

Ligotti e Lynch: il senso di sé non è altro che un’illusione (rassegna)

- iltascabile.com/linguaggi/ligotti-lynch/

il Tascabile: Al di là del bene e del male (di Gianluca Didino)

«Un aspetto accomuna due grandi artisti del genere weird come Thomas Ligotti e David Lynch: l’idea che la vita umana è in qualche modo irreale e il libero arbitrio è un’illusione. Si potrebbe senza dubbio dire che proprio questa caratteristica è uno degli aspetti che rendono il loro lavoro disturbante.
[...]
Per Ligotti/Metzinger, il senso di sé non è altro che un’illusione dietro la quale si nasconde il vuoto: al di là della rappresentazione di noi stessi prodotta dalla mente non si trova, letteralmente, nessuno. Da questa prospettiva, gli esseri umani non sono nient’altro che marionette imprigionate nell’illusoria convinzione di essere vive.
[...] L’opera di Ligotti può essere interpretata alla luce del weberiano “disincanto del mondo”, quella tendenza che per il sociologo sassone ha caratterizzato la modernità fin dalle sue origini e il cui progetto la filosofia ultra-pessimista del XXI secolo si propone di portare a compimento. Per Brassier, anche autore della prefazione della prima edizione della Cospirazione, la filosofia dovrebbe smettere di cercare antidoti al nichilismo. Piuttosto, il suo scopo sarebbe quello di celebrarlo come un “traguardo della maturità intellettuale” del pensiero razionalista emerso con l’Illuminismo e abbracciarne le “possibilità speculative” [...].
[...] I film di Lynch possono essere agevolmente letti come messe in scena del pensiero vedico, nelle quali i personaggi attraversano il Saṃsāra alla ricerca di una dimensione più autentica dell’esistenza: Cooper da questo punto di vista è sicuramente un ottimo esempio di discepolo che si immerge nel Male per trovare l’illuminazione. [...] Tuttavia giungere alla conoscenza non è facile, e per farlo bisogna attraversare un mondo materiale profondamente intriso di orrore. Come nella più classica delle cosmogonie gnostiche, a plasmare questo mondo materiale è stato un demiurgo malvagio o, perlomeno, dagli intenti imperscrutabili.
[...] Anche i personaggi di Lynch, come quelli di Ligotti, sono privi di una libertà di scelta: mossi da forze che non comprendono se non in maniera imperfetta e inconscia, vivono, amano, soffrono e muoiono come conseguenza di conflitti giocati in una dimensione che li trascende. Ma – e questo è forse l’aspetto che differenzia maggiormente l’opera dei due autori – in Lynch non c’è traccia di nichilismo propriamente detto. Il carattere “irreale” dei personaggi lynchiani non priva la loro esistenza di dignità.
[...]
A cambiare è l’approccio ai problemi connessi del materialismo e del nichilismo: mentre Lynch li aggira appellandosi a una tradizione mistica che dalla spiritualità orientaleggiante arriva fino alla psicologia junghiana e alla psichedelia anni Sessanta, Ligotti, come fa giustamente notare Brassier, spinge il problema alle proprie estreme conseguenze»

10 settembre 2017

Lovecraft: Nemesis

“Oltre le cupe soglie del sopore
vigilate dai ghoul,
oltre i notturni abissi della luna,
ho vissuto esistenze senza numero,
ho sondato ogni cosa col mio sguardo;
e grido disperato ad ogni aurora perché divento folle dal terrore.

Ruotavo con la Terra al suo mattino,
quando il cielo era un turbine di fiamma;
ho visto il cosmo oscuro spalancarsi
là dove neri mondi vagan senza scopo,
vagano nell’orrore inavvertiti, senza fama né nome né coscienza.

Ho aleggiato su mari sconfinati,
sotto sinistri cieli grigio-piombo
lacerati da folgori improvvise,
fra tuoni come grida di terrore,
con gemiti di dèmoni invisibili emersi dalle acque di smeraldo.

Come un daino ho sostato sotto gli archi
delle grandi foreste primordiali,
ove s’avverte la Presenza Immonda
in luoghi dagli spettri anche evitati,
e alla Cosa che Avvinghia son sfuggito, a Colei che sogghigna dietro i rami.

Sui monti crivellati di caverne
che si levano squallidi dal piano
ho bevuto acque infette dalle rane,
che filtran dagli stagni e dagli scoli;
ed in fonti sulfuree maledette ho visto cose che non oso dire.

Ho visto un gran palazzo cinto d’edera,
nelle sue sale vuote sono entrato,
dove la luna alta sulle valli
proietta strane ombre sulle mura:
apparenze deformi ed intrecciate, il cui ricordo non oso richiamare.

Ho spiato dubbioso nelle case,
da giardini in rovina circondate,
di un villaggio maledetto cinto
da un lugubre terreno sepolcrale:
e dai lunghi filari d’urne bianche ho ascoltato venire voci arcane.

[...] [...]”

– H.P. Lovecraft, Nemesis (traduttore sconosciuto)

25 maggio 2017

Recensioni tv: The fades (2011)

titolo: The fades
anno: 2011
paese: UK (BBC)
genere: horror, fantasy
attori: Daniel Kaluuya

Ci sono diversi personaggi ben riusciti (il nero è straordinario; il cattivo è un bel personaggio complesso, così come quello speculare del "buono" estremista; e poi anche la sorella del protagonista) e c'è un buon livello dei dialoghi e un buon realismo nel descrivere le persone e le relazioni tra di loro. La storia però non scorre benissimo, non sempre risulta convincente e riesce a catturare, anche se va detto che forse avrebbe avuto bisogno di più di soli sei episodi; il finale è comunque suggestivo e fa dispiacere per il seguito mancato. In definitiva rimane l'amaro in bocca per le potenzialità non sfruttate.

VOTO: 6,50

16 aprile 2017

VIDEO: Frankenstein (Whale, 1931): Have you never wanted to...?


«Dangerous? Poor old Waldman. Have you never wanted to do anything that was dangerous? Where should we be if no one tried to find out what lies beyond? Have you never wanted to look beyond the clouds and the stars, or to know what causes the trees to bud, and what changes the darkness into light?»

16 marzo 2017

Lovecraft, l’Italia, la Valsusa, il Polesine (rassegna)

- www.wumingfoundation.com/giap/2017/03/a-ottantanni-dalla-morte-di-h-p-lovecraft-lovecraft-litalia-la-valsusa-il-polesine

Wu Ming Foundation: A ottant’anni dalla morte di H.P. Lovecraft. Lovecraft, l’Italia, la Valsusa, il Polesine (di Wu Ming 1)

«L’unico modo di andare oltre il razzismo di Lovecraft è riconoscerlo e portarlo in piena luce. Altrimenti il rimosso continuerà a tornare, e ogni volta saremo costretti a discuterne, quando invece c’è molto altro.
Ebbene sì, Lovecraft era un razzista schifoso e la sua opera è permeata di razzismo.
Al tempo stesso, la sua opera non è in alcun modo riducibile al suo razzismo. Quando un’opera eccede la piccolezza di certe vedute del suo autore, essa va spersonalizzata. Dell’opera di Lovecraft si può parlare — e ci si può far ispirare da essa — a prescindere dal suo razzismo. Infatti, la sua eredità è rivendicata — giustamente in modo non pacifico né pacificato, anzi conflittuale — anche da scrittrici e scrittori «di colore». Questo è possibile perché Lovecraft non è uno scribacchino, ma uno spiazzante inventore di mondi. Di più: un inventore di modi spiazzanti di descrivere una pluralità di mondi e il mondo come molteplicità.»

23 settembre 2016

Ligotti: La consolazione dell'horror

«This, then, is the ultimate, that is only, consolation: simply that someone shares some of your own feelings and has made of these a work of art which you have the insight, sensitivity, and — like it or not — peculiar set of experiences to appreciate. Amazing thing to say, the consolation of horror in art is that it actually intensifies our panic, loudens it on the sounding-board of our horror-hollowed hearts, turns terror up full blast, all the while reaching for that perfect and deafening amplitude at which we may dance to the bizarre music of our own misery.»

«Questa, quindi, è l'estrema, cioè unica, consolazione: che qualcuno condivida parte del nostro sentire e da quello abbia realizzato un'opera d'arte, e che noi si possegga l'intuizione, la sensibilità e (che ci piaccia o no) quel peculiare insieme di esperienze per apprezzarla. Incredibile da dire, la consolazione dell'orrore nell'arte è che in realtà intensifica il nostro panico, lo amplifica sulla cassa di risonanza dei nostri cuori sventrati dall'orrore, porta il terrore al massimo volume, raggiungendo quella perfetta e assordante ampiezza che ci può far danzare al ritmo della bizzarra musica della nostra stessa sventura.» (trad. mia)

– Thomas Ligotti, "The Nightmare Factory", 2007


Confrontare con Leopardi, qui.

20 dicembre 2015

Recensioni film: The visit (2015)

titolo: The visit
anno: 2015
paese: USA
genere: horror, thriller
regia: M. Night Shyamalan
attori:


Shyamalan è (in questo caso per davvero) tornato; con un budget ridotto all'osso, e una storia senza troppe pretese, riesce a fare sfoggio di tutto il suo talento nel creare inquietudine e paura. Degni di nota i due ragazzini protagonisti, e i due vecchi sono molto ben utilizzati nel generare spaventi (anche se a volte in modi un po' troppo facili, ma questo fa parte del rimanere fedeli alla semplicità essenziale del film).

VOTO: 69/100

8 luglio 2015

Lovecraft: Non riesco davvero a capire come un individuo sensibile possa essere realmente felice

«[...] Non riesco davvero a capire come un individuo sensibile possa essere realmente felice. Non esiste proprio nulla nell'universo per cui valga la pena di vivere: a meno che un uomo non riesca a eliminare il pensiero e la speculazione filosofica dalla sua mente, è destinato a rimanere oppresso dall'immensità del creato. Per far fronte alla realtà la soluzione migliore è senz'altro quella di trastullarsi con la religione, o con qualunque altro analogo palliativo di cui si disponga. [...]
Ci sono molti modi per alleviare il fardello dell'esistenza. Per l'individuo che privilegia la sfera corporea, c'è il piacere puro che nasce dal sentirsi vivo: la joie de vivre, come dicono i nostri amici gallici. Per chi è portato a credere, c'è la religione e i suoi sogni sul paradiso. Per il moralista, c'è la soddisfazione che si può trarre da una condotta virtuosa. Per lo scienziato, c'è il piacere che nasce dalla ricerca della verità, e che quasi annulla il senso di angoscia che la scoperta della verità provoca. Per l'individuo di gusti raffinati, ci sono le belle arti. Per chi ha senso dell'humour, c'è la beffarda gioia che nasce dall'osservazione della vanità e dell'incoerenza della vita. Per il poeta, c'è l'abilità e il dono di sapersi plasmare con la fantasia una piccola Arcadia, in cui trovare rifugio dallo squallore della realtà. In altre parole, il mondo è pieno di mere illusioni che possiamo chiamare "felicità", purché siamo capaci di coltivarle. Quindi la capacità di essere felici dipende soprattutto dalle caratteristiche individuali: varia a seconda delle persone, ed è connaturata alla specie, fino a quando la troppa istruzione o il progresso non la rimuovono.»

– H.P. Lovecraft, lettera al Kleicomolo dell'ottobre 1916, in: "L'orrore della realtà. La visione del mondo del rinnovatore della narrativa fantastica (Lettere 1915-1937)", a cura di G. De Turris e S. Fusco, trad. di M. Berruti, Ed. Mediterranee, 2007

10 marzo 2015

Recensioni film: Time lapse (2014)

titolo: Time lapse
anno: 2014
paese: USA
genere: fantascienza, thriller, horror
regia: Bradley King
attori: Danielle Panabaker


Thriller fantascientifico con venature horror. Tre giovani coinquilini insoddisfatti delle loro vite scoprono un'infernale macchina che scatta foto del futuro: non resisteranno alla tentazione di usarla per trarne profitto. Passabile, non annoia.

VOTO: 59/100

21 novembre 2014

VIDEO: L'Aldilà (Lucio Fulci): Finale


«Ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso v'è di esplorabile.»


«And you will face the Sea of Darkness and all therein that may be explored.»

14 ottobre 2014

Recensioni film: The battery (2012)

titolo: The battery
anno: 2012
paese: USA
genere: horror
regia: Jeremy Gardner
attori:

Horror indipendente, girato con una Canon 5D Mark II, e montato con Adobe Premiere. Budget di 6000$. Una storia molto semplice, ma ben ben realizzata, e che azzecca le giuste atmosfere. Considerato il budget, davvero un risultato degno di nota. Peccato solo che gli zombie ormai stiano cominciando a stancare. E il New England forse ne esce un po' troppo anonimo.

VOTO: 63/100

28 luglio 2014

Recensioni film: Oculus (2013)

titolo: Oculus
anno: 2013
paese: USA
genere: horror
regia: Mike Flanagan
attori: Karen Gillan, Katee Sackhoff


L'idea è buona e contiene degli spunti originali che rendono comunque il film interessante (il tema del non potersi fidare di niente di ciò che appare ai sensi arriva fin quasi al punto di confondere passato e presente), ma questi spunti andavano sfruttati meglio, e lo sviluppo della storia è troppo confuso per risultare soddisfacente.

VOTO: 60/100

2 maggio 2014

Poe: Vi sono momenti in cui il mondo della nostra triste Umanità può assumere una somiglianza con l'Inferno

«Vi sono momenti in cui, anche agli occhi sereni della Ragione, il mondo della nostra triste Umanità può assumere una somiglianza con l'Inferno; ma l'immaginazione dell'uomo non è Carathis per poterne esplorare impunemente ogni caverna. Ahimè! la legione sinistra dei terrori sepolcrali non si può considerare del tutto immaginaria; ma come i Demoni, in compagnia dei quali Afrasiab discese l'Oxus, devono restare sopiti, altrimenti ci divoreranno: devono essere lasciati dormire o periremo.»

– Edgar Allan Poe, La sepoltura prematura, 1844 (tr. it. di Isabella Donfrancesco, Newton Compton, 1989)

19 aprile 2014

Lovecraft: Le loro voci mormorano nel vento

«Le loro voci mormorano nel vento ed il loro risveglio s'annuncia nelle viscere della terra. La loro mano è sulla vostra gola eppure non li vedete, e la loro abitazione è tutt'uno con la vostra protetta dimora. L'uomo domina adesso dove essi dominarono un tempo, e presto essi domineranno dove una volta dominava l'uomo. Dopo l'estate viene l'inverno, dopo l'inverno l'estate. Essi attendono possenti e pazienti poiché qui essi torneranno a regnare.»

– H.P. Lovecraft

14 aprile 2014

Il seme della follia (Carpenter, 1994): Rimase in piedi davanti allo strappo, con lo sguardo perduto nell'abisso

«Rimase in piedi davanti allo strappo, con lo sguardo perduto nell'abisso dell'ignoto, nella palude stigia che si estendeva dall'altra parte. I suoi occhi rifiutarono di chiudersi e non gridò. Ma le creature, orrende e abominevoli, gridarono per lui nel momento in cui le vide avvicinarsi, e uscire a frotte da quel pozzo nero di tenebre, col bagliore delle ossa consumate da tanti secoli di maledizione.»

– Il seme della follia, John Carpenter (In the mouth of madness, 1994)

20 maggio 2013

Lovecraft: L'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti

«Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.»

– H.P. Lovecraft